Se l’ultima volta che ci siamo occuparo di extreme metal abbiamo trattato l’ultimo album di Burzum, ovvero un personaggio fondamentale nella storia del black metal norvegese (o comunque europeo) oggi voliamo in America, dove alla fine degli anni ‘80 stava crescendo una fertile scena death metal che col passare del tempo avrebbe combattutto a fasi alterne in popolarità (e qualità) con la non ancora affermata scena svedese.
I Morbid Angel vennero fondati nel 1984 in Florida, vera e propria culla del sound estremo americano (Death, Deicide e Obituary, solo per nominire tre dei più celebri, si formarono proprio a Tampa, la stessa città della band di cui stiamo parlando).
Dalla prima metà degli anni ‘80 il thrash metal nord americano e l’hardcore erano la principale fonte di sound estremo negli stati uniti: gruppi quali Slayer, Metallica o Anthrax avevano già raggiunto una grandissima popolarità tra i nuovi metal heads e anche tra i più navigati metallari ancora legati al sound della NWOBHM (per chi non fosse pratico, new wave of british heavy metal).
Il thrash metal divenne quindi un genere di culto, sviluppando un importantissimo braccio anche in Europa, con la scena tedesca (tutt’ora fertilissima) che diede i natali a band del calibro di Sodom e Kreator sempre nella prima metà degli anni ‘80.
Nel frattempo l’ulteriore estremizzazione del sound aveva portato alla nascita dei primi gruppi death metal, la quale tendenza era quella di un maggior utilizzo di doti tecniche rispetto ai gruppi thrash abbinato ad una brutalità e immediatezza del sound; le aspre vocals del thrash si trasformarono nel growl, le ritmiche serrate divennero furiosi blast beats e i soli melodici si mutarono in vere e proprie prove di abilità tecnica e resistenza fisica.
In breve, nacque un nuovo genere all’interno dell’infinito universo dell’heavy metal.
Dopo questa sintetica (moolto) introduzione per chi non fosse pratico di metallo pesante parlerei in breve di questo album, un vero e proprio punto fermo nel panorama death.
I Morbid Angel avevano debuttato sulla scena floridiano ben due anni prima con il loro primo “Altars of Madness” riscuotendo un enorme e meritato successo: l’attitudine ricordava ancora la gloria del thrash west coast, ma era intuibile che qualche cosa di nuovo stava per nascere.
Con l’uscita di “Blessed are the Sick” tutto si fa più chiaro: questo è il death metal, niente più attaccamento ad altri generi, niente più accostamenti, è nato un qualcosa nuovo.
Il sound è grezzo, diretto; la batteria si esprime in una moltitudine di figure ritmiche legate tra di loro da un quasi perenne stuolo di blast beats, i riff si susseguono furiosi e i soli ultra tecnici arricchiscono il tutto.
Il growl di David Vincent è ancora ad uno stadio primitivo rispetto alle band death metal odierne (o anche solo successive, pensate ai Suffocation per esempio), ma questo non vuol dire che non sia efficace.
Pezzi come “Fall from Grace”, “Days of suffering”, “The Ancient Ones” aprono una nuova porta all’interno del metal, creando veri e proprio stilemi dai quali attingeranno decine e decine di band negli anni immediatamente successivi, dai Cannibal Corpse agli Opeth, dai Napalm Death alle ultime uscite di tecnica death di Abysmal Dawn o Decrepit Birth.
Insomma, i Morbid Angel, già al secondo album mettevano le cose in chiaro: estremizzazione dei canoni già presenti nel thrash con l’inserzione di una maggiore tecnica strumentale e violenza complessiva del sound.
Non mancano pero’ i brani più particolari, come il mid tempo cadenzato “Blessed are the sick- Leadin the rats”, l’intermezzo acustico “Desolate Ways”, o quello suonato all’organo “Doomsday Celebration”; o ancora “In Remembrance”, meraviglioso outro suonato completamente al piano.
Si torna poi alla violenza del death più classico con “Abominations”, oppure la più celebre “Unholy Blasphemies”, dai soli brevi ma funambolici.Col passare del tempo il death metal si evolverà, verrà contaminato, smontato e rimontato in mille modi; se vogliamo i Morbid Angel avevano già previsto tutto questo, creando un sound innovativo, accessibile a pochi ma apprezzato all’unanimità nell’ambiente dell’heavy metal.
Fondamentale.