lunedì 19 settembre 2011

Sopor Aeternus: Perchè la creatura di Anna Varney è un esempio di credibilità.

Sopor Aeternus, ovvero non tutto il (nuovo) gotico nuoce gravemente alla propria credibilità.




Ascoltando l'ultimo album di Anna Varney, seconda parte della trilogia (anzi, trittico) dei fantasmi, ("Triptychon of Ghosts", cominciato con l'ep del 2010 "A Strange Thing To Say") possiamo trarre qualche spunto riflessivo riguardante la evanescente figura dell'artista tedesco/a, sia dal punto di vista dell'evoluzione stilistica che da quello più prettamente qualitativo.

"Have You Seen This Ghost?" rappresenta quello che probabilmente è l'apice stilistico della carriera dell'affascinante creatura Sopor Aeternus, vera e propria entità senza contorni, sospesa in una dimensione fortemente romanticizzata, tra la follia e il disturbo mentale, i sinistri racconti ricolmi di umore nero, esplicite allusioni sessuali e una grandissima carica perturbante.
Non vorrei addentrarmi in una recensione vera e propria; più che altri cercherei di focalizzare l'attenzione su alcuni punti che credo indispensabili nel momento in cui cerchiamo di stendere le basi della credibilità artistico/musicale del progetto Sopor Aeternus.

Fuori dall'utilizzo metaforico Anna Varney è un vero e proprio stagno ricolmo dei più differenti umori: Sopor Aeternus non è una creatura per goth da extreme make up e nemmeno passatempo per metalheads momentaneamente stanchi dell'ondata thrash-core di turno, come molte pubblicazioni (recensioni e discussioni di forum) tendono a mostrare; Sopor Aeternus è un'entità autonoma, totalmente slegata da qualsiasi dinamica di genere, lontana dai lidi della decadenza gotico-cimiteriale e anni luce dall'estetica superficiale del metalhead medio; Sopor Aeternus è una creatura che si prostra in seguito ad un infinito dolore e allo stesso tempo se ne beffa, creando atmosfere di surreale malizia, giocata su doppi sensi e esplicite dichiarazioni erotiche, siano esse rivolte ad un amore naturale o perverso: da questo punto di vista è d'aiuto il testo di "Where The Ancient Laurel Grows", gemma di grande valore contenuta nell'ultimo album:

"Do you think it's strange of me to hope someday he will marry me,
or at least feel the strongest need to hold me when I fall & bleed?
Oh, I wish that he and I were just a little more alike,
or had a tiny Thing in common ...- oh, wouldn't that be nice..."
 
In questa prima strofa riconosciamo una "normale" situazione di amore non corrisposto; esposto in questa maniera può sembrare banale e superficiale, ma non è così: questa è la Varney fragile e profondamente turbata dei primi dischi, gli album del periodo popolarmente denominato "Nascita" (1989-1995).
E' la Varney del sentimento non reciproco, dello struggimento interiore, capace di creare falle così profonde da non poter essere riempite, se non dalla sovrannaturale musica del sinistro ma fondamentale Ensemble of Shadows.
La strofa successiva presenta una certa evoluzione nel discorso tematico: 
 
"Yes, he sleeps nakedly, while I always sleep fully dressed.
He is full of Life, I am mostly depressed.
I guess, that's why I wish that he would want to take a walk with me
through lonely Fields of Sorrow, the only place I've ever seen..."

Il tutto si trasforma nella disperazione della Varney più cimiteriale e abissale, tra ricordi di un passato che dire tormentato sarebbe utilizzare un eufemismo, e desideri che non saranno mai realizzati: ma questo dona una sorta di forza spirituale e d'identità all'artista, tanto da denominare questo periodo come "Rinascimento/Rinascita" (1995-2003).

"In vagued Daydreams I'm dreaming about Stains of his Semen,
put precisely on me, more as a ... "theory".
Sometimes I wish that He would fondly think of me
each time he strokes his Penis...- or when the Clock strickes Three."

Ed ecco infine la Varney dell'ultimo periodo (dal 2003), il periodo della Dea, The Goddess: qui il progetto Sopor Aeternus si rende portatore di una carica non indifferente di sentimenti divisi tra una cupa visione pessimistica dello humour e chiarissimi riferimenti sessuali, come prodotto di una femminilità negata e forse impossibile da attuare; Anna Varney si ribella, è il periodo dove viene riconosciuta come Dea del suo piccolo ma sterminato mondo interiore, regina della perversione e della fragilità, del doppio senso tagliente e della più profonda malinconia sotterranea.
 
Con il capolavoro "Les Fleurs du Mal" (2007) vi era stata una notevole svolta stilistica, indirizzata verso un'estetica musicale fortemente influenzata dalla cultura tardo rinascimentale/secentesca: con questo non si vuole stendere un filo conduttore tra la musica di questi periodi e la produzione dell'artista, ma bensì una serie ideale di rimandi, dall'utilizzo di strumenti d'estrazione barocca o anteriore (clavicembalo, fagotto, oboe, flauti, viola, violoncello ecc), al trattamento della tonalità in minore, all'utilizzo della progressione (vedere il brano "The Virgin Queen"), nonchè ad un'atmosfera che rimanda ad un medioevo mitico, buio e fortemente idealizzato.
 
Anna Varney sarà pure furba (ammesso che sia una lei), acuta dal punto di vista commerciale, ma di indubbio valore artistico: Sopor Aaeternus non è il prodotto di una cultura gothic elitaria, pacchiana, facile da strumentalizzare e basata sui soliti quattro luoghi comuni creati apposta per essere demonizzati dai media.
Sopor Aeternus è un progetto che da un ventennio crea ottima musica, che può essere compresa solo facendo lo sforzo di pensarla come unica, indipendente e fortemente "irreale": se per un momento ci rendiamo conto di come Anna Varney non possa essere (ma possiamo sbagliarci) quello che effettivamente dichiara di essere, l'incanto svanisce.
Sopor Aeternus può essere compreso solo se ricordiamo che la sua musica è dettata dall'Ensemble delle Ombre, e come tale è tanto oscura quanto evanescente e mutante, perfetta medicina contro le Disfunzioni Spirituali.



 

 

 


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