sabato 30 aprile 2011

Electric Wizard - Witchcult Today (2007)


Gli Electric Wizard negli ultimi anni si sono guadagnati una bella schiera di fan, oltre ad essere diventati un vero e proprio gruppo di culto da parte degli appassionati di doom, stoner e, perché no, psichedelia.
Formatisi nel 1993 in Inghilterra, gli Electric Wizard, fino ad oggi hanno pubblicato sette album, il primo due anni dopo la loro nascita e l’ultimo uscito poco meno di un anno fa.
Nella loro discografia possiamo pero’ trovare anche un paio di split con i più noti Orange Goblin, uno con i Reverend Bizarre e tre ep (tra i quali consiglio l’ascolto di “Supercoven”, 1998).
La line up attuale si è formata dopo diversi cambi di organico, e ad oggi comprende: il leader Jus Oborne (chitarra/voce, l‘unico membro rimasto dalla prima formazione del gruppo), la chitarrista Liz Buckingham, Tas Danazoglou al basso e il batterista Shaun Rutter.


Il genere proposto dalla band è un dilatato e cupo (come potrebbe non esserlo?) doom, molto influenzato anche dal più recente gusto stoner, che spesso ha portato diverse band a creare ibridi tra i due stili molto interessanti (come i già citati Orange Goblin).
Potrei dire una banalità, ma non posso risparmiare l’osservazione sulla grandissima influenza sabbathiana della band: in verità, sono pochissime le band che si dedicano al doom dove non è possibile ascoltare neanche una minima particella del sound dei primi Black Sabbath (quelli dell’esordio, fino al quarto/quinto album).




Se vogliamo sottolineare i punti caratteristici dello stile degli Electric Wizard non possiamo quindi notare le seguenti cose: tempi rallentati ma comunque sostenuti, che non arrivano mai all’esasperazione della lentezza del funeral doom ma non superano il classico mid tempo; le chitarre dalla distorsione ultra compressa sono le protagoniste del tappero sonoro dei brani, macinando riff su riff; la voce del leader Oborne è veramente adatta al sound, risultando energica pur risuonando “lontana” e quasi sommersa dal suono generale della band; la lunghezza dei brani in questo caso è azzeccata, o meglio, non è un punto in sfavore come puo’ succedere in album di altre band doom.
Potrebbe sembrare strano, ma nel caso degli Electric Wizard l’influenza hard rock (naturalmente quello post psichedelico anni ‘70) è molto maggiore rispetto a quella proveniente dal metal; infatti sono abbastanza perplesso quando sento classificare la band nel panorama del doom metal.
Per capire basti ascoltare un brano come “Torquemada 71”, dove le chitarre suonano in pieno stile hard brevi parti soliste sopra un ripetitivo riff che potrebbe benissimo essere stato scritto da Iommy.
Si avvicina quasi, e sottolineo quasi, a sonorità funeral doom la settima traccia “Black magic rituals and perversion”, completamente strumentale (a parte alcuni sample recitati tratti da diverse fonti): infatti è il brano dove l’oppressività doom è più evidente, e uno dei più lunghi del disco, superando di qualche secondo gli undici minuti.
Altro brano interessante è quello che chiude l’album, “Saturnine”, un vero e proprio pezzo hard rock allucinato e acido, dal riff principale di cui non ripeto l’influenza principale (penso che si sia capito!) e dalla linea vocale molto convincente.
“Dunwich”, che dal titolo e dal testo lascia trasparire l’interesse del leader della band per la letteratura di H.P.Lovecraft, è un altro dei pezzi forti dell’album: forse il più movimentato e dalla melodia meno enigmatica (si fa per dire, naturalmente).
Un vero e proprio macigno è invece la bellissima “Satanic rites of Drugula”, brano che mostra al cento per cento le capacità della band, tra doom purissimo, qualche riff stoner a condire il tutto e un’attitudine settantiana di sfondo.





Consiglio questo album a chi è interessato alle sonorità più forti ma sempre legati all’ambito del rock (e che poco non sconfina nel metal), a chi vuole sapere cosa esce fuori dall’incrocio tra Black Sabbath e Eyehategod o semplicemente a chi è alla ricerca di un bel disco.

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