sabato 7 maggio 2011

Albert King & Stevie Ray Vaughan - In Session (1983)

Nel 1983 l’ormai trentenne Stevie Ray Vaughan pubblica quello è che il suo primo lavoro da leader: “Texas Flood”.
L’album sicuramente non incontra i gusti principali dei giovani dell’epoca, soprattutto in un periodo artisticamente movimentato come l’inizio degli anni ‘80; il rude “texas” blues del fenomenale chitarrista pero’ non puo’ passare inosservato.
Brani come “Pride and Joy” (forse la canzone più famosa di Vaughan, nonché la più eseguita), “Love struck baby”, la rilettura di “Mary had a little lamb” danno una nuova veste ad un genere che molti consideravano morto, o meglio inglobato e rinnovato all’interno della struttura del rock & roll prima e dell’hard rock poi.
Quello che Stevie Ray Vughan porta sul panorama musicale è una personale ma fedele interpretazione del blues come venne inizialmente concepito: il sound dell’artista non cerca in nessun modo di mostrare come il blues possa essere manipolato e “modernizzato”.

La lezioni dei grandi maestri è l’unica alla quale Vaughan presta fede, da Blind Lemon Jefferson a B.B. King, senza dimenticare il legame musicale con Jimi Hendrix.
Qualche mese dopo l’uscita di “Texas Flood”, il 6 dicembre 1983, Stevie Ray Vaughan si ritroverà all’interno di uno studio televisivo (più precisamente nell’emittente canadese Hamilton) per registrare quella che poi diventerà una leggendaria session, al fianco di una vera e propria leggenda della chitarra blues: Albert King.
Albert King, proprio colui che dagli anni sessanta scuoteva la scena blues a suon di bending sulla sua Gibson Flying V; proprio colui che venne citato come ispirazione da decine di grandi chitarristi dell’epoca, tra i quali Hendrix e Gary Moore: una leggenda insomma.
La versione su disco venne rilasciata pero’ solo nel 1999, e dal 2010 è possibile reperire la session su dvd, con un set ampliato e in parte modificato.
La scaletta dell’esibizione prevede un solo brano di Stevie Ray Vaughan, ovvero quella che allora era la “hit” che spopolava tra gli amanti del genere, “Pride and Joy”.
Il brano occuopa il secondo posto in scaletta, la quale è aperta da un classico del blues di tutti i tempi, ovvero “Stormy Monday” di “T.Bone” Walker.
Ed è un brano di B.B. King che troviamo successivamente, ovvero una funkeggiante versione di “Ask me no question”, dove il ruolo di protagonista è di King mentre a Vaughan spettano brevi fraseggi e ridotte sezioni solistiche.
Con “Blues at Sunrise” la chitarra di Stevie è messa in risalto, col suo tipico timbro sporco e i licks hendrixiani sul tempo slow: il classico di Albert King diventa un fantastico dialogo tra la voce del compositore e la chitarra di Vaughan, che si prolunga per quasi quindici minuti, in un crescendo verso un finale giocato alla grande.
La strumentale “Overall Junction” introduce un altro classico del genere, “Match box Blues” (1927) del già citato Blind Lemon Jefferson.
Tony Llores all’organo è un protagonista a tutti gli effetti ora, dove nessuna delle due chitarre si preoccupa di un accompagnamento vero e proprio.Dopo una breve presentazione di Vaughan da parte di King si riprende con l’ultimo brano in scaletta: “Don’t lie to me” brano di Hudson Whittaker, bluesman meglio conosciuto col nome d’arte di Tampa Red.
Il brano sembra plasmato apposta per la chitarra di Vughan, cosi’ riproposto in un andamento sostenuto che puo’ ricordare in un certo senso il sound dei brani migliori del chitarrista texano: non a caso Stevie dà l’impressione di trovarsi a proprio agio dentro la struttura del pezzo più di quanto lo faccia il ben più navigato Albert King.



In conclusione questa grande registrazione regala il piacere di ascoltare una leggenda del blues confrontarsi con un astro nascente dello stesso genere, riportando a quella che è la vera essenza del blues in un periodo musicalmente vario come gli anni ‘80.

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