venerdì 13 maggio 2011

Area - Crac! (1975)


Gli Area sono stati uno dei gruppi più innovativi della scena italiana durante quel fantastico periodo in cui la musica italiana riusci’ a tener testa all’egemonia britannica: gli anni 70’.
Gli Area rappresentano poi un caso praticamente unico nel nostro paese dove, mai prima d’ora, un gruppo si era spinto tanto oltre nello sperimentare nuove sonorità e nel fondere stili differenti.
Free jazz, musica elettronica, musica etnica e rock si fondono grazie al lavoro di questi 5 musicisti, riuscendo a creare delle musiche che influenzeranno le generazioni successive fino ai giorni nostri.
Questo grazie alla bravura dei musicisti: Patrizio Fariselli (tastiere e sintetizzatore), Ares Tavolazzi (basso e trombone), Gianpaolo Tofani (chitarra e sintetizzatore), Giulio Capiozzo (batteria e percussioni) e ultimo ma non per importanza Demetrio Stratos (voce e organo).

Il disco che vado a recensire è Crac!, uscito nel 1975, secondo me l’apice e il capolavoro di tutta la loro carriera musicale, a dispetto dei precedenti Arbeit Macht Frei (1973) e Caution Radiation Area (1974), dove tutte le influenze dei vari elementi confluiscono per accomunare jazz (Fariselli, Capiozzo e Tavolazzi), rock (Tofani) e musica sperimentale (Stratos).
Il pezzo che apre il disco si chiama “L’elefante Bianco” ed è la summa di ciò che troveremo anche in seguito, musica etnica unita ad un estro jazz.
Grande prova tecnica per Fariselli, che dimostra di essere fra i più grandi tastieristi al mondo in quel periodo riuscendo ad accumunare melodia e tecnica, e per Capiozzo, a suo agio fra cambi tempo e ritmiche dispari.
Ma subito si nota la grande voce di Demetrio Stratos, che riusciva a emettere quadrifonie con l’utilizzo della stessa creando uno stile innovativo rispetto alla stragrande maggioranza dei cantanti in circolazione, diventando di fatto una “voce strumento”, riuscendo inoltre ad essere dolce ed aggressiva allo stesso tempo.
Si passa poi ad un’altra perla di quest’album, “La Mela di Odessa”, dove ad una prima parte strumentale molto caotica, dove si “mettono in mostra” Fariselli e Tofani, si contrappone una ritmica quasi funk, dove la voce di Stratos quasi racconta (piuttosto che cantare) una storia: sarà uno dei cavalli di battagli del gruppo durante live.





Le successive due canzoni, “Megalopoli” e “Nervi Scoperti”, sono strumentali: qui la voce di Stratos si impone come vera “voce-strumento” con vocalizzi che fanno capire la vera potenza della sua espressività.
La prima è un jazz-rock “normale” con continui (ma non eccessivi) virtuosismi da parte dei vari elementi del gruppo, sostenuti da un’eccellente sezione ritmica, e vari assoli del “solito” Fariselli, vera colonna portante degli Area.
La seconda è invece, a dispetto dell’intro molto melodico e in un certo senso normale, molto più caotica, con parti che sembrano puro caos senza un vero filo conduttore: è probabilmente uno dei pezzi di più difficile comprensione degli Area.
Si passa poi a quello che possiamo definire come il pezzo più famoso degli Area, “Gioia e Rivoluzione”, dove ad un inizio di pianoforte, a cui segue l’ingresso della voce, si passa poi ad un sintetizzatore che sembra fare la parte del ritornello (come “Impressioni di Settembre” dei PFM per intenderci) con l’intento sia di essere orecchiabile sia di non essere scontato.
Anche in questa canzone (l’ultima propriamente cantata del disco) la scena è per Demetrio Stratos, che riesce a dare ulteriore forza ad un pezzo di per se già fantastico.
Le ultime due canzoni di “Crac!” sono “Implosion” e “Area 5”: il primo è una brano jazz- rock con notevoli spunti solistici, la seconda invece pare un esperimento fra pianoforte, batteria e la voce di Stratos, che sembra spuntare fuori dal nulla.





In sostanza è uno dei più originali e folli lp della scena italiana degli anni ‘70, meno celebrato dei precedenti, ma ancor meno particolare rispetto ai lavori successivi.

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